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Non c'è spazio per due Papi
(II parte)

     Eravamo già intervenuti con l'articolo "Nella Chiesa Cattolica non c'è spazio per due Papi. Joseph Ratzinger ora è solo un Vescovo vestito di bianco" sul tema della scelta di Benedetto XVI di farsi chiamare Papa Emerito, di continuare a vestire la talare bianca, così come di rimanere, a suo dire, "nel recinto di San Pietro".

     Ora la presentazione del libro del prof. don Roberto Regoli, "Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI", svoltasi il 20 maggio 2016 nell’aula magna della Pontifica Università Gregoriana, ha fornito a mons. Georg Gänswein il palcoscenico per alcune affermazioni a dir poco allarmanti: «Dall’undici febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione».

    Avevamo messo in guardia nel 2014 che un Romano Pontefice, per natura, ha "tutta la pienezza della suprema potestà" ordinaria ed immediata di giurisdizione su tutta la Chiesa, ha il primato apostolico che gli conferisce suprema potestà di magistero e gode "ex cathedra" dell'infallibilità. Un Romano Pontefice è il solo ed unico Vicario di Cristo in terra e Pastore della Chiesa universale; il suo ufficio non è quindi divisibile, il suo primato non è discutibile e la sua funzione materiale e spirituale non è frazionabile.
   Nel Collegio Apostolico solo uno è primo tra gli Apostoli, così come Cristo concesse personalmente solo a Pietro la funzione di capo. Gli altri sono Vescovi, successori degli Apostoli. Ecco dunque che con la rinuncia debitamente fatta ai sensi del can. 332.2 del codice di diritto canonico, un Papa rinunciatario, non potendo riacquisire la dignità cardinalizia che ha lasciato al momento della nomina, torna ad essere un Vescovo.
     Viceversa se come alcuni sostengono, la rinuncia di Benedetto XVI non è completa, allora si apre uno scenario veramente preoccupante per la Chiesa: se realmente Benedetto XVI vuole introdurre nella Chiesa Cattolica qualcosa di nuovo e non ammissibile, una diarchia pontificia, si sta ponendo egli stesso fuori dalla comunione ecclesiale.
     In ogni caso il Papa legittimo nella Chiesa Cattolica, oggi è uno e soltanto uno, ovvero Papa Francesco.
    Benedetto XVI mantiene la sua dignità di Vescovo, membro del Collegio Apostolico al pari di tutti gli altri Vescovi. E' un Vescovo vestito di Bianco e chissà se le parole della Madonna di Fatima ai tre pastorelli erano proprio a profetizzare la situazione che stiamo vivendo in questi giorni: un vero Papa da un lato ed un Vescovo vestito di Bianco dall'altro.

    Mons. Gänswein avrebbe anche affermato: «Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune. (…) Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato. (…) Con un atto di straordinaria audacia egli ha invece rinnovato quest’ufficio (anche contro l’opinione di consiglieri ben intenzionati e senza dubbio competenti) e con un ultimo sforzo lo ha potenziato (come spero). Questo certo lo potrà dimostrare unicamente la storia. Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013 il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus” della storia».

    Sulla delicata questione è intervenuto anche Roberto de Mattei sull'agenzia Corrispondenza Romana con un'affermazione che vogliamo qui riportare per la sua precisione e perché la condividiamo pienamente:
"Questo discorso ha un carattere dirompente e, da solo, dimostra come siamo non oltre, ma più che mai dentro la crisi della Chiesa. Il Papato non è un ministero che possa essere “allargato”, perché è un “ufficio”, attribuito personalmente da Gesù Cristo ad un unico Vicario e ad un unico successore di Pietro. Ciò che distingue la Chiesa cattolica da ogni altra chiesa o religione è proprio l’esistenza di un principio unitario e inscindibile incarnato nella persona del Sommo Pontefice. Il discorso di mons. Gänswein suggerisce una Chiesa bicefala e aggiunge confusione ad una situazione già fin troppo confusa".

    Sarebbe interessante sapere se le affermazioni di Mons. Gänswein, segretario personale di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia, sono personali oppure, come è molto probabile, sono state preparate e redatte proprio assieme a Benedetto XVI.

Movimento Mariano Betania
(c) 26 maggio 2016
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(dai Volumi "Gesù e Maria agli uomini d'oggi - pag.7)

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