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L'AMORE DI COPPIA

I
LA FAMIGLIA NATURALE

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Tra le leggi date da Dio agli uomini sul Monte Sinai (cfr. Esodo 20), ci sono ben tre precetti riguardanti specificamente la vita coniugale e familiare: "onora il padre e la madre","non commettere adulterio" e "non desiderare la donna d'altri". Nella formulazione catechistica del decalogo questi precetti confluiscono nel quarto, sesto e nono comandamento. I tre precetti costituiscono le fondamenta del sano rapporto intrafamiliare. E' la dimensione del rapporto tra creatura e creatura, in un progetto universale pensato da Dio come comunità di famiglie. Si tratta di ben tre comandamenti, vista l'importanza di regolare l'istituto più importante della creazione, potremmo dire il punto centrale del "sacramento della creazione"1, così come tre sono i comandamenti del decalogo (il primo, il secondo ed il terzo) che invece hanno come oggetto la relazione tra l'uomo e Dio, cioè la dimensione verticale, trascendente, tra creatura e creatore.

E' ben evidente che il progetto creazionale di Dio sia basato sulla famiglia. Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli sia simile (Gn 2,18). L'uomo e la donna sono pensati e creati da Dio come esseri sociali e complementari, nell'amore e nella fedeltà reciproca, con una prole che li onori nel loro specifico ruolo paterno e materno. L'uomo e la donna sono chiamati alla formazione della famiglia ed a perpetuare la scintilla creativa che ha posto sulla terra la prima coppia (cfr. Gn 1,26), per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla sua donna (Gn 2,24); siate fecondi e moltiplicatevi (Gn 1,28).


San Giovanni Paolo II, commentando il capitolo 5 della lettera di San Paolo agli Efesini, si riferisce all'unione tra l'uomo e la donna come ad un sacramento primordiale2. Lo stesso San Paolo di fronte alla grandezza ed al significato dell'unione sponsale si lascia andare all'esclamazione: "questo mistero è grande".

Nondimeno Dio ha posto nel cuore degli uomini e delle donne desideri e bisogni reciproci, passioni3 e sentimenti affinché questo sacro istituto familiare fosse ricco di bellezza, di slancio, di gioia e di ogni bene. L'uomo e la donna hanno una splendida vocazione ad essere fecondi4 e tra di loro esiste una mutua attrattiva, dono proprio del Creatore5. Soprattutto in questo caso possiamo osservare con ammirazione come il nostro Dio di bontà ha reso facile tutto ciò che è necessario e comune nell'ordine naturale6, ed in quest'ordine naturale la tendenza sessuale ha un significato addirittura esistenziale, perché strettamente legata all'esistenza stessa dell'uomo7.

In quanto legge naturale, come tutti gli altri comandamenti, l'unione tra l'uomo e la donna è iscritta nelle coscienze, indipendentemente dal credo religioso o dalla cultura. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale8.
Non possiamo assolutamente pensare che la famiglia naturale, ovvero l'unione stabile tra l'uomo e la donna anche al di fuori del matrimonio sacramentale cristiano, sempre che rispetti la morale naturale9, sia peccaminosa e quindi non gradita a Dio. Significherebbe affermare che ogni coppia, ogni famiglia, ogni unione tra coniugi non cristiani sia intrinsecamente immorale, e ciò è evidentemente errato.

Non dobbiamo nemmeno pensare che l'indissolubilità dell'unione sponsale sia un patrimonio esclusivo della dottrina cattolica. La dignità della persona umana, in un rapporto di coppia aperto alla vita e che quindi superi il limite della verginità, esige comunque da ambo le parti un impegno alla indissolubilità del legame, che non è altro che la fedeltà per tutta la vita.
Dio dalle origini pone l'accento sulla fedeltà: non cercare altre donne, non commettere adulterio, rimani fedele al tuo “partner”: l'indissolubilità è senza ombra di dubbio una delle prerogative della legge naturale, così come lo è la complementarietà tra i sessi. E' nell'impegno ad accogliersi per sempre, nell'aiuto e nel sostegno reciproco in tutte le situazioni della vita, nella fatica del lavoro, nella crescita e nell'educazione dei figli, che ha universalmente senso l'unione tra l'uomo e la donna, a prescindere dal sacramento.

Si legge spesso sui muri dentro dei grandi cuori disegnati con lo spray: "per sempre" oppure "tuo per sempre"; è il grande anelito alla donazione eterna che accompagna il grande amore umano; allo stesso modo è semplicemente stupendo il simbolo che scelgono tante coppie per rappresentare il loro amore: se andate a Ponte Milvio a Roma, oppure sul Ponte Hohenzollern, nella città di Colonia (Köln) in Germania, potete vederlo con i vostri occhi: distese sterminate di lucchetti di ogni colore, forma e misura, che vengono chiusi e la cui chiave viene gettata nel fiume per rappresentare l'incontrovertibilità dell'unione, il vincolo forte, sicuro, perenne e fedele, l'amore custodito al riparo da tutto e da tutti, l'amore segreto della propria intimità e l'amore manifesto al mondo intero assieme agli altri amori che hanno chiuso altri lucchetti.

La Chiesa insegna che ogni nuova vita è opera di Dio stesso: è Lui che crea l'anima spirituale e immortale dell'essere che comincia ad esistere in seguito ai rapporti fisici tra l'uomo e la donna. Sappiamo che per questa creazione spirituale non basta l'amore dell'uomo e della donna, per quanto forte e profondo possa essere10. Dio creatore si sottomette all'azione sessuale degli uomini, dimostrando da un lato l'infinità santità della relazione carnale tra l'uomo e la donna e dall'altro dando prova di infinità umiltà11. La dignità che in questo senso acquista l'atto sessuale è trascendente come Dio stesso, pari deve essere la responsabilità della coppia, senza orizzonti temporali.

In sintesi dobbiamo necessariamente ammettere l'esistenza di una famiglia naturale gradita a Dio che prescinda dal sacramento cristiano del matrimonio. E' la dignità propria dell'istituto coniugale di cui parla CCC 1603 e che si fonda sul diritto e sulla morale naturale. Tutte le unioni tra un uomo e una donna previste in altre culture, religioni, società, sono sicuramente moralmente ineccepibili se si accordano alla legge naturale, di cui fa parte sicuramente l'obbligo a vita alla fedeltà reciproca.

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Giorgio Corvasce
(c) copyright 2017 Movimento Mariano Betania
www.movimentomarianobetania.org
Edizione 1.1


Palestrina, li 6 marzo 2017
Ultimo aggiornamento 11 marzo 2017


Per contattare l'autore:
email: giorgio.corvasce@libero.it
cellulare: 320 0674218


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NOTE:


1S. Giovanni Paolo II, Udienza generale del 6 ottobre 1982: «Le parole della Genesi 2, 24, "l’uomo . . . si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne", pronunciate sullo sfondo di questa realtà originaria in senso teologico, costituiscono il matrimonio quale parte integrante e, in certo senso, centrale del "sacramento della creazione". Esse costituiscono - o forse piuttosto confermano semplicemente - il carattere della sua origine. Secondo queste parole, il matrimonio è sacramento in quanto parte integrale e, direi, punto centrale del "sacramento della creazione"».
2S. Giovanni Paolo II, Udienza generale del 13 ottobre 1982: «Si può dire che il matrimonio, come sacramento primordiale, è stato privato di quella efficacia soprannaturale, che, al momento della istituzione, attingeva al sacramento della creazione nella sua globalità. Nondimeno, anche in questo stato, cioè nello stato della peccaminosità ereditaria dell’uomo, il matrimonio non cessò mai di essere la figura di quel sacramento, di cui leggiamo nella lettera agli Efesini (Ef 5, 22-33) e che l’Autore della medesima lettera non esita a definire "grande mistero"».
3Il termine passione è qui usato nell'accezione della dottrina cattolica: "Le passioni, in se stesse, non sono né buone né cattive (CCC 1767). Le passioni sono moralmente buone quando contribuiscono ad un’azione buona; sono cattive nel caso contrario. (CCC 1768)". La passione sessuale, in quanto una delle espressioni dell'amore, è teologicamente buona se ordinata all'interno di un sano progetto di vita familiare.
4cfr. CCC 1607
5ibidem
6Jean-Pierre de Caussade, L'abbandono alla divina provvidenza, isbn 88-215-3087-6, Ed. San Paolo, cap. 8, pag.87
7cfr. Karol Wojtyla, Amore e Responsabilità, Cap.9 l'impulso sessuale e l'esistenza.
8CCC 1603
9Ovvero i vincoli di unicità del legame, di complementarità dei sessi, di fedeltà, di apertura alla generazione della vita e di rispetto dei ruoli paterni e materni.
10cfr. Karol Wojtyla, Amore e Responsabilità, Cap.10 l'interpretazione religiosa.
11Abbiamo un altro esempio in cui Dio si sottomette all'azione dell'uomo: l'atto di consacrazione del sacerdote durante la Santa messa.




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(dai Volumi "Gesù e Maria agli uomini d'oggi - pag.7)

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