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L'AMORE DI COPPIA

IV
IL CONCETTO DI ADULTERIO

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Come tutte le altre norme contenute nel decalogo anche il “non commettere adulterio” appartiene innanzitutto alla legge naturale. Se il comandamento “non uccidere” è una norma di morale naturale, che si applica all'uomo in quanto persona, prescindendo da qualunque carattere confessionale o sacramentale, anche il non commettere adulterio è una norma morale universale che vige per tutte le coppie, anche senza che sia stato celebrato un matrimonio cristiano.
L'unione sponsale naturale, secondo la legge di Dio, è un dono di sé incondizionato ed irrevocabile; esso esige l'indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla fecondità. [...] si tratta di caratteristiche normali di ogni amore coniugale (cfr CCC, 1643).
A ben vedere l'obbligo morale alla indissolubilità ed alla fedeltà non inizia con il sacramento del matrimonio, come già visto in altre culture ed altre religioni, ma con la convivenza «more uxorio» tra i due partner. Si tratta di un obbligo morale naturale, di un impegno in assenza del quale qualsiasi unione intima tra un uomo e una donna è intrinsecamente illecita.
Moralmente parlando l'indissolubilità dell'unione e l'obbligo alla fedeltà vale per tutte le coppie di tutto il mondo e non solo per quelle cattoliche. Anche la precisazione fatta da Gesù sull'adulterio, «ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,28) non è ovviamente un inasprimento della legge ad uso dei fedeli cattolici, ma un chiarimento sulla morale naturale dal valore universale.
Nella lettera apostolica Familiaris Consortio, S. Giovanni Paolo II, a proposito delle unioni libere di fatto, ricorda che alcuni vi si considerano quasi costretti da situazioni difficili - economiche, culturali e religiose - in quanto, contraendo regolare matrimonio, verrebbero esposti ad un danno, alla perdita di vantaggi economici, a discriminazioni, ecc. [...] Inoltre in alcuni Paesi le consuetudini tradizionali prevedono il matrimonio vero e proprio solo dopo un periodo di coabitazione e dopo la nascita del primo figlio (n.81).
Tali situazioni pongono ovviamente dei problemi pastorali di difficile soluzione.
La matassa si dipana solo considerando perfettamente lecita l'unione sponsale naturale.
D'altronde su un piano prettamente umano non è meno grave il tradimento compiuto da una persona sposata rispetto a quello compiuto da una persona convivente, così come non è meno grave il tradimento compiuto da un non cattolico rispetto a quello compiuto da un cattolico: tutti compiono adulterio e dovranno tutti rendere conto a Dio delle loro azioni. Nel caso del matrimonio cattolico sussiste l'aggravante dell'offesa al sacramento, ma l'adulterio è lo stesso.

«Non sono le unioni che mi portano il distacco dei cuori, ma il comportamento di queste unioni. Il punto che non si vuole accettare, l'errore che si fa è di non praticare il vero amore. Ecco il terribile male in queste unioni! Io, il vostro Dio, voglio che ci si ami con la più grande sincerità e purezza di intenti per essersi di aiuto nella perfezione e scambiarsi a vicenda forza, coraggio e amore. E come dev'essere l'amore per essere puro? È qui il punto. Dev'essere un amore senza macchia. Ascoltami: quale è la macchia? È quando nei due cuori entra il terzo. Il terzo divide i due e non è più un amore puro, non è più unione durevole perché il terzo divide e tutto devia; non è più come è stato fatto dalla Divina Provvidenza. Entra l'insincerità e questo è togliere a un cuore ciò che è di suo diritto. I cuori non sono stati fatti per unirsi in tre, ma per unirsi in due: uno deve completare l'altro. Questo è l'amore puro, perseverante e sincero fino al compimento della data stabilita da Dio»19.

Dio esige la purezza dell'amore di coppia universalmente e non solo dagli sposi cristiani.

È però opportuno fare una importante precisazione sull'adulterio. Affinché possa esistere un adulterio è precondizione necessaria che esista un rapporto di coppia. Può sembrare banale ricordarlo, ma mentre per creare un rapporto fedele ci vuole la volontà positiva di due persone, per guastare tale rapporto è sufficiente la volontà negativa di una sola persona.
Tralasciando i casi controversi in cui le responsabilità per il fallimento di una coppia non sono individuabili, esistono però casi citati anche dalla Familiaris Consortio n.84 in cui una persona viene tradita o abbandonata del tutto ingiustamente.
Questo accade nel mondo intero e purtroppo accade anche nelle famiglie cristiane.
Senza voler mettere in dubbio l'indissolubilità del vincolo matrimoniale cattolico, occorre essere onesti sul fatto che non si può essere fedeli ad un concetto astratto, la fedeltà è dovuta a un'altra persona. Se esiste ancora la speranza di ricomporre una frattura, se c'è ancora la possibilità di saltare l'ostacolo, allora si può essere fedeli in virtù della futura riunificazione. Esistono casi in cui ciò non solo non è più possibile, ma sarebbe addirittura immorale.
Prendiamo il caso di una persona abbandonata del tutto ingiustamente il cui ex-coniuge si costruisce una nuova realtà familiare, con tanto di nuovo matrimonio civile e prole. Tale situazione è oggettivamente connotata dal carattere di irreversibilità, in quanto la nuova unione presuppone anche dei doveri verso il legame civile e verso i figli.
In tale caso la speranza di ricostruire la propria vita di fedeltà con quella specifica persona viene a decadere definitivamente ed irreparabilmente.
Si può in questo caso rimanere fedeli al proprio vincolo sacramentale?
Cosa rimane del vincolo sacramentale nel momento in cui il rapporto fra i due coniugi è rotto irreparabilmente?
Le domande non sono di facile soluzione e ci torneremo in seguito, vorremmo però introdurre una problematica importante inerente l'amore di coppia: la reciprocità.
Vogliamo a proposito attingere nuovamente alle parole di San Giovanni Paolo II: «La reciprocità ci obbliga a considerare l'amore dell'uomo e della donna non tanto come l'amore dell'uno per l'altro, quanto piuttosto come qualche cosa che esiste tra di loro. La reciprocità è strettamente legata all'amore tra l'uomo e la donna. Fermiamoci su questa preposizione. Essa suggerisce che l'amore non è soltanto nella donna né soltanto nell'uomo (perché allora si avrebbero in definitiva due amori), bensì è unico, è quella cosa che li lega. Numericamente e psicologicamente ci sono due amori, ma questi due fatti psicologici distinti si uniscono e creano un tutto oggettivo, in certo qual modo un solo essere in cui sono impegnate due persone. Arriviamo così al problema del rapporto tra "io" e "noi". Ogni persona è un "io" assolutamente unico che possiede un'interiorità propria e grazie ad essa costituisce una specie di piccolo universo[...]. La via da un "io" a un "noi" passa attraverso il libero arbitrio, attraverso l'impegno del libero arbitrio. [...] L'amore senza reciprocità è condannato in un primo tempo a vegetare e poi a morire. Tuttavia è chiaro che l'amore non è per sua natura unilaterale, ma al contrario bilaterale, esiste tra persone, è sociale. Il suo essere, nella propria pienezza, è interpersonale e non individuale. È una forza che lega ed unisce, e la sua natura è contraria alla divisione e all'isolamento ».

Ora quando uno dei coniugi viene meno ai suoi impegni, viene meno la possibilità dell'amore reciproco tra i due; sebbene il vincolo sacramentale tra le due persone rimanga sicuramente indissolubile, la grazia che li tiene assieme non è invincibile e riteniamo che venga sostanzialmente meno l'oggetto proprio della fedeltà; mancando simultaneamente l'altra persona e l'amore dell'altra persona viene a mancare il presupposto elementare dell'amore coniugale che è appunto la reciprocità. Occorre dunque chiedersi se costruire un nuovo legame di coppia quando il proprio matrimonio sacramentale è andato incolpevolmente e irrimediabilmente distrutto, sia un vero adulterio oppure se non sia spiritualmente impossibile adulterare qualcosa di già irrimediabilmente adulterato.

Anche l'obiezione comune dei sacerdoti che sostengono che il matrimonio sacramentale sia l'immagine della fedeltà tra Cristo e la Chiesa, quindi il coniuge abbandonato dovrebbe rimanere fedele comunque, può essere confutata in se stessa, perché chi dei due coniugi rappresenta Cristo e chi la Chiesa? Tutti e due rappresentano Cristo e tutti e due rappresentano la Chiesa. E come mai uno ha tradito l'altro? In altre parole il matrimonio cristiano è l'immagine dell'amore tra Cristo e la Chiesa, ma non è detto che la separazione ed il divorzio tra due cristiani siano l'immagine dello stesso amore.
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Giorgio Corvasce
(c) copyright 2017 Movimento Mariano Betania
www.movimentomarianobetania.org
Edizione 1.1


Palestrina, li 6 marzo 2017
Ultimo aggiornamento 11 marzo 2017


Per contattare l'autore:
email: giorgio.corvasce@libero.it
cellulare: 320 0674218


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NOTE:


19
op.cit. Messaggio di Gesù al Movimento Mariano Betania, 26 luglio 1974.

Siti collegati al Movimento:
Sito ufficiale dell'associazione "Betania di Gianna Gelfusa" a servizio del Movimento Mariano Betania:
www.betaniadigiannagelfusa.org

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"E' nello spirito del Movimento rifuggire da ogni deviazione, errore, arbitrarietà, che si distacca dagli insegnamenti del Magistero della Chiesa Cattolica.  Il Movimento Mariano Betania vuole essere e rimanere eminentemente ecclesiale."
(dai Volumi "Gesù e Maria agli uomini d'oggi - pag.7)

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