IL MISTERO DI ROMA
CAPO XX
LA ROMANITA'
1. - È bene mettere in chiaro che cosa sia questa romanità della Chiesa, contro la quale si sono diffusi, specialmente nel campo acattolico, pregiudizi ed ostilità, alimentati dalla confusione che si fa circa il senso di essa.
La romanità della Chiesa, se è succeduta alla romanità dell'impero, non è la stessa. La romanità dell'impero era politica, e fu imposta al mondo con la forza; la romanità della Chiesa è religiosa, e si estende nel mondo con la pacifica espansione del Vangelo. Quella era dei Cesari, questa dei Pontefici; e tanto questa si eleva sull'altra, quanto il Vicario di Cristo si eleva al di sopra d'un sovrano politico.
2. - Questa Romanità spesso viene confusa con la latinità. Sebbene la romanità sia stata formata da una maggioranza latina insieme ad una minoranza etrusca, pure la romanità rimane ben distinta dalla latinità. La latinità indica un popolo particolare, una stirpe, una regione determinata, quindi qualcosa di materiale e di concreto. Diciamo popoli latini gli italiani, i francesi, gli spagnoli, i portoghesi, i romeni; e diciamo pure America latina per indicare l'America centrale e meridionale. Non possiamo invece dire latini i popoli germanici, slavi, anglosassoni, indiani, cinesi, ecc.
La romanità al contrario non indica una razza, una regione, una lingua; la romanità è qualcosa di spirituale, che sorpassa ogni limite di nazione, di popolo e di stirpe. Quindi può essere assunta da tutti i popoli della terra, senza nulla togliere alla loro particolarità di stirpe e di nazione. La romanità non nega l'individualità dei popoli, solo la supera, come la nazione supera la famiglia, come l'umanità supera la nazione. La romanità riguarda solo lo spirito dell'uomo, che eleva ed indirizza verso i supremi destini, a cui deve tendere.
3. - La latinità serve inoltre a indicare uno dei riti religiosi usati dalla Chiesa Cattolica nell'esercizio del culto divino nel mondo. In questo senso diciamo Chiesa latina per indicare le regioni che usano il rito latino, sebbene tra di esse ci siano regioni non di stirpe latina. Così pure diciamo Chiesa greca, per indicare le regioni che usano il rito greco, Chiesa slava per le nazioni che usano il rito bizantino-paleoslavo; Chiesa armena, Chiesa copta ecc., per quei popoli che usano questi riti. Tutti questi popoli, anche con riti differenti dal latino, se sono uniti alla Chiesa Cattolica, sono anche essi romani; ma per nessun motivo si possono dire latini.
4. - Dalla confusione che si è fatta della romanità con la latinità, attribuendo alla romanità il senso politico e ristretto di razza, sono germinati sospetti, rivalità, ribellioni contro la Chiesa Cattolica.
Da questa confusione ebbe origine in gran parte l'ostilità dei patriarchi di Costantinopoli contro il Pontificato Romano. Essi come vescovi della capitale dell'impero d'Oriente pretesero di avere il primato non solo d'onore, ma anche di giurisdizione su tutto l'Oriente, ed il vescovo di Roma doveva restringerlo al solo impero d'Occidente. Così invece di un solo pastore supremo della Chiesa, ce ne sarebbero stati due; ed invece di una monarchia, ci sarebbe stata una diarchia: una Chiesa latina per l'Occidente e una Chiesa greca per l'Oriente.
Dalla stessa confusa nozione della romanità Lutero si avvalse per eccitare risentimenti di nazionalità e di razza contro la Chiesa Cattolica. In uno dei suoi discorsi conviviali disse: «La fede anche se debole, purché sia tedesca». Così il suo spirito antiromano giunse a nazionalizzare la fede di Cristo, la quale non è né tedesca, né italiana, né francese, ma solo romana.
Il Los von Rom[1] del secolo XIX con Bismark fu l'eco dello spirito luterano del secolo XVI. Ecco perché in molti ambienti acattolici la romanità è considerata come elemento estraneo all'organismo nazionale e deprimente, ed i popoli cattolici quasi popoli minorati.
5. - No! La romanità della Chiesa di Cristo è una qualità trascendente spirituale, la quale mentre supera tutte le differenze di nazionalità e di razza, non le sopprime, non le svaluta, anzi le rispetta e nobilita.
Abbiamo due luminosi esempi nell'Irlanda e nella Polonia, le quali sottoposte per secoli ad un feroce processo di snazionalizzazione, perché rimasero fortemente attaccate alla romanità della fede, resero vani tutti gli attacchi violenti e subdoli dei loro oppressori.
6. - La Chiesa di Cristo è una, santa, cattolica e apostolica. Sono le quattro note essenziali che distinguono la vera dalle false chiese. Ma queste quattro note o qualità non si mostrano subito allo sguardo, richiedono uno studio o almeno una riflessione per rendersene conto. Ed ecco che Dio a render facile, pronta, sicura la conoscenza della sua Chiesa, le ha voluto dare un segno esterno, un carattere distintivo, imperniato su d'un punto geografico; ma il più augusto e famoso del mondo: Roma. Questo carattere di romanità è come un manto esteriore di regale maestà, che rende ben visibile e ben distinta la vera Chiesa di Cristo.
7. - Tra gli Anglicani si è formata una frazione, la quale per aver adottato nel culto la pratica di molti riti latini, ha assunto il nome di chiesa anglo-cattolica. Ma non sono cattolici; perché i veri cattolici sono romani, e non angli.
Così pure è falsa l'affermazione comune tra gli anglicani, che la Chiesa Cattolica pure essendo una, è composta di tre legittime ramificazioni; la Chiesa Romana, la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Anglicana. Con simile teoria, è chiaro, si verrebbe a distruggere la vera unità della Chiesa, che secondo la parola di Cristo, deve formare un solo ovile sotto un solo pastore.
8. - Però questo carattere di romanità non è una qualità essenziale della Chiesa di Cristo, ma una qualità relativa, sorta cioè dal fatto della scelta di Roma da parte di Pietro come sede del suo episcopato. Se egli avesse scelto per esempio Antiochia o Alessandria o Atene, o qualunque altra località, allora la Chiesa sarebbe stata antiochena o alessandrina o ateniese ecc. E se non avesse fissata la sua sede in nessuna particolare città, come S. Paolo e gli altri Apostoli, la Chiesa non avrebbe avuto nessuno appellativo geografico.
Ma avendo Pietro fissato in Roma la cattedra suprema, la vera Chiesa di Cristo è, e sarà in eterno solamente romana.
*****
[1] Via da Roma!
La romanità della Chiesa, se è succeduta alla romanità dell'impero, non è la stessa. La romanità dell'impero era politica, e fu imposta al mondo con la forza; la romanità della Chiesa è religiosa, e si estende nel mondo con la pacifica espansione del Vangelo. Quella era dei Cesari, questa dei Pontefici; e tanto questa si eleva sull'altra, quanto il Vicario di Cristo si eleva al di sopra d'un sovrano politico.
2. - Questa Romanità spesso viene confusa con la latinità. Sebbene la romanità sia stata formata da una maggioranza latina insieme ad una minoranza etrusca, pure la romanità rimane ben distinta dalla latinità. La latinità indica un popolo particolare, una stirpe, una regione determinata, quindi qualcosa di materiale e di concreto. Diciamo popoli latini gli italiani, i francesi, gli spagnoli, i portoghesi, i romeni; e diciamo pure America latina per indicare l'America centrale e meridionale. Non possiamo invece dire latini i popoli germanici, slavi, anglosassoni, indiani, cinesi, ecc.
La romanità al contrario non indica una razza, una regione, una lingua; la romanità è qualcosa di spirituale, che sorpassa ogni limite di nazione, di popolo e di stirpe. Quindi può essere assunta da tutti i popoli della terra, senza nulla togliere alla loro particolarità di stirpe e di nazione. La romanità non nega l'individualità dei popoli, solo la supera, come la nazione supera la famiglia, come l'umanità supera la nazione. La romanità riguarda solo lo spirito dell'uomo, che eleva ed indirizza verso i supremi destini, a cui deve tendere.
3. - La latinità serve inoltre a indicare uno dei riti religiosi usati dalla Chiesa Cattolica nell'esercizio del culto divino nel mondo. In questo senso diciamo Chiesa latina per indicare le regioni che usano il rito latino, sebbene tra di esse ci siano regioni non di stirpe latina. Così pure diciamo Chiesa greca, per indicare le regioni che usano il rito greco, Chiesa slava per le nazioni che usano il rito bizantino-paleoslavo; Chiesa armena, Chiesa copta ecc., per quei popoli che usano questi riti. Tutti questi popoli, anche con riti differenti dal latino, se sono uniti alla Chiesa Cattolica, sono anche essi romani; ma per nessun motivo si possono dire latini.
4. - Dalla confusione che si è fatta della romanità con la latinità, attribuendo alla romanità il senso politico e ristretto di razza, sono germinati sospetti, rivalità, ribellioni contro la Chiesa Cattolica.
Da questa confusione ebbe origine in gran parte l'ostilità dei patriarchi di Costantinopoli contro il Pontificato Romano. Essi come vescovi della capitale dell'impero d'Oriente pretesero di avere il primato non solo d'onore, ma anche di giurisdizione su tutto l'Oriente, ed il vescovo di Roma doveva restringerlo al solo impero d'Occidente. Così invece di un solo pastore supremo della Chiesa, ce ne sarebbero stati due; ed invece di una monarchia, ci sarebbe stata una diarchia: una Chiesa latina per l'Occidente e una Chiesa greca per l'Oriente.
Dalla stessa confusa nozione della romanità Lutero si avvalse per eccitare risentimenti di nazionalità e di razza contro la Chiesa Cattolica. In uno dei suoi discorsi conviviali disse: «La fede anche se debole, purché sia tedesca». Così il suo spirito antiromano giunse a nazionalizzare la fede di Cristo, la quale non è né tedesca, né italiana, né francese, ma solo romana.
Il Los von Rom[1] del secolo XIX con Bismark fu l'eco dello spirito luterano del secolo XVI. Ecco perché in molti ambienti acattolici la romanità è considerata come elemento estraneo all'organismo nazionale e deprimente, ed i popoli cattolici quasi popoli minorati.
5. - No! La romanità della Chiesa di Cristo è una qualità trascendente spirituale, la quale mentre supera tutte le differenze di nazionalità e di razza, non le sopprime, non le svaluta, anzi le rispetta e nobilita.
Abbiamo due luminosi esempi nell'Irlanda e nella Polonia, le quali sottoposte per secoli ad un feroce processo di snazionalizzazione, perché rimasero fortemente attaccate alla romanità della fede, resero vani tutti gli attacchi violenti e subdoli dei loro oppressori.
6. - La Chiesa di Cristo è una, santa, cattolica e apostolica. Sono le quattro note essenziali che distinguono la vera dalle false chiese. Ma queste quattro note o qualità non si mostrano subito allo sguardo, richiedono uno studio o almeno una riflessione per rendersene conto. Ed ecco che Dio a render facile, pronta, sicura la conoscenza della sua Chiesa, le ha voluto dare un segno esterno, un carattere distintivo, imperniato su d'un punto geografico; ma il più augusto e famoso del mondo: Roma. Questo carattere di romanità è come un manto esteriore di regale maestà, che rende ben visibile e ben distinta la vera Chiesa di Cristo.
7. - Tra gli Anglicani si è formata una frazione, la quale per aver adottato nel culto la pratica di molti riti latini, ha assunto il nome di chiesa anglo-cattolica. Ma non sono cattolici; perché i veri cattolici sono romani, e non angli.
Così pure è falsa l'affermazione comune tra gli anglicani, che la Chiesa Cattolica pure essendo una, è composta di tre legittime ramificazioni; la Chiesa Romana, la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Anglicana. Con simile teoria, è chiaro, si verrebbe a distruggere la vera unità della Chiesa, che secondo la parola di Cristo, deve formare un solo ovile sotto un solo pastore.
8. - Però questo carattere di romanità non è una qualità essenziale della Chiesa di Cristo, ma una qualità relativa, sorta cioè dal fatto della scelta di Roma da parte di Pietro come sede del suo episcopato. Se egli avesse scelto per esempio Antiochia o Alessandria o Atene, o qualunque altra località, allora la Chiesa sarebbe stata antiochena o alessandrina o ateniese ecc. E se non avesse fissata la sua sede in nessuna particolare città, come S. Paolo e gli altri Apostoli, la Chiesa non avrebbe avuto nessuno appellativo geografico.
Ma avendo Pietro fissato in Roma la cattedra suprema, la vera Chiesa di Cristo è, e sarà in eterno solamente romana.
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[1] Via da Roma!