IL MISTERO DI ROMA
CAPO III
OPPOSIZIONI ALL'UNITA'
1. - Ma purtroppo assai presto cominciarono i dissensi e le divisioni tra quelli stessi che avevano accettato il messaggio evangelico, e quando vivevano ancora gli stessi Apostoli, gli immediati e diretti testimoni di Cristo. S. Paolo scrivendo a Timoteo dice: «Predica la parola, insisti a tempo e fuori tempo, conforta, rimprovera, esorta con pazienza e dottrina. Verrà tempo infatti, quando non tollereranno la sana dottrina, ma secondo le loro voglie daranno ascolto a maestri solleticanti le orecchie; rifiuteranno la verità, si rivolgeranno alle favole» (2Tim 4,2-4). E l'Apostolo nelle sue epistole segnala alcuni errori di dottrina e di morale che serpeggiavano già tra i novelli cristiani.
Anche S. Pietro nella sua seconda epistola (2Pt 3,15-16) scriveva che uomini ignoranti travisavano le lettere del suo carissimo fratello Paolo, come facevano con le altre Sacre Scritture.
S. Giovanni compone il suo Vangelo per mettere in maggior luce la divinità di Cristo, che alcuni protervamente negavano; e nella sua prima lettera deplora, che siano sorti molti anticristi. «Uscirono da noi - aggiunge - ma essi non erano dei nostri» (1Gv 2,19).
Nella stessa età apostolica dunque e poi nei quattro secoli susseguenti sorsero le grandi eresie cristologiche e trinitarie ed altre circa la grazia ed il libero arbitrio; e secondo la diversità degli errori professati, i seguaci si chiamarono gnostici, manichei, montanisti, ariani, nestoriani, eutichiani, donatisti, pelagiani ecc. Dalla molteplicità di questi nomi possiamo figurarci la fungaia di sette, che germinavano nel seno stesso della Chiesa.
2. - Ma non bastarono le eresie; si aggiunsero gli scismi a lacerare l'unità della Chiesa di Cristo.
Il più grande e disastroso degli scismi fu suscitato dai Patriarchi di Costantinopoli, i quali rinnegarono la suprema autorità del Pontefice Romano, trascinando nella scissione la maggior parte dei Vescovi e metropoliti orientali. È il grande scisma d'Oriente, che ancora perdura, frastagliato però in tante chiese separate ed indipendenti le une dalle altre.
Nel Medio Evo un'altra germinazione di eresie e di sette: Catari, Albigiesi, Valdesi, Ussiti, Umiliati ecc. E tutti costoro pretendevano di essere i genuini seguaci di Cristo.
Al principio dell'Evo Moderno esplose la grande eresia protestante capeggiata dai suoi corifei, Lutero, Calvino, Melantone ecc. i quali si arrogarono il compito di riformare la Chiesa di Cristo, falsata e corrotta, secondo essi, dai Papi di Roma, e riportarla alla purezza delle sue origini. Questa eresia multiforme e mutevole, con lo scorrere degli anni si è frantumata in numerosissime chiese, le une diverse dalle altre per credenze, culto e organizzazione. Nel 1960 in Giappone si contavano 400.000 convertiti protestanti, divisi in 83 confessioni diverse.
Poco dopo l'avvento del protestantesimo in Germania, Enrico VIII re d'Inghilterra sottraeva con la violenza e la crudeltà la sua nazione dall'unione con Roma, proclamandosi capo della chiesa inglese. E così si costituì la chiesa anglicana, sparsa in tutti i paesi di lingua inglese.
3. - Ma oltre a queste scissioni ereticali dell'unità della Chiesa di Cristo, nel seno della medesima serpeggiarono dottrine contrastanti con la fede, quali furono il giansenismo, il gallicanismo, il quietismo, l'illuminismo, il modernismo, il liberalismo radicale ecc. che infestarono la Chiesa tra i secoli XVII e XX.
Ai giorni nostri poi non si oppugna più questa o quella verità cristiana, ma si fa tabula rasa di tutto: si nega Dio, rivelazione, redenzione, Chiesa, miracoli, paradiso, inferno, ecc. Basta numerare i falsi sistemi filosofici che si moltiplicano, si collidono, si sopraffanno. Ne nomino alcuni, che sarebbe troppo lungo numerarli tutti: panteismo, deismo, teosofismo, materialismo, razionalismo, positivismo, idealismo, immanentismo, esistenzialismo ecc.
Tutte queste filosofie distruggono le basi stesse d'ogni religione. In questo perenne pullulare di erronee interpretazioni del messaggio di Cristo e di radicali negazioni, come potrebbe sussistere e mantenersi quell'unità di fede, di morale, di culto e di regime così ardentemente da Lui voluta? Ed un uomo per quanto intelligente e colto, come può discernere la verità in tanto accavallarsi di dottrine, di opinioni, di sistemi?
4. - Ma Cristo che ha fondato la sua unica Chiesa, aveva previsto anche i futuri attacchi contro l'unità di essa, perché Egli ben conosceva l'uomo.
San Giovanni nel suo Vangelo (Gv 2,24-25) pone una sua singolare riflessione psicologica. Egli narra che trovandosi Gesù a Gerusalemme per le feste di Pasqua, molti credettero in Lui. «Ma Lui però non si fidava di loro, nota l'Evangelista, perché Egli conosceva tutti, e non aveva bisogno che altri l'informassero intorno all'uomo, perché Egli sapeva ciò che era nell'uomo». Egli sapeva che «gli uomini amano più le tenebre che la luce» (Gv 3,19). Sapeva che gli uomini o per ignoranza, o per orgoglio, o per spirito di novità, avrebbero travisato e falsato i suoi insegnamenti; specialmente perché in essi vi si trovano misteri e dottrine superiori all'umana intelligenza. Sapeva che gli uomini avrebbero cercato di svigorire le sue leggi, perché opposte agli istinti e alle passioni della natura decaduta. Sapeva bene le tendenze centrifughe dell'uomo, ed il suo ribelle individualismo insofferente alla disciplina e all'obbedienza.
Nella sua divina perfetta prescienza del futuro, Egli vide quindi tutte le eresie, gli scismi, le aberrazioni, gli errori che sarebbero sorti lungo i secoli dentro e fuori della Chiesa, che stava per fondare. Non poteva perciò affidare il sublime deposito delle sue dottrine e la dignità della sua persona agli uomini, fossero pure suoi credenti, senza una salda garanzia che salvaguardasse l'integrità del suo messaggio e l'unità della sua Chiesa.
Anche S. Pietro nella sua seconda epistola (2Pt 3,15-16) scriveva che uomini ignoranti travisavano le lettere del suo carissimo fratello Paolo, come facevano con le altre Sacre Scritture.
S. Giovanni compone il suo Vangelo per mettere in maggior luce la divinità di Cristo, che alcuni protervamente negavano; e nella sua prima lettera deplora, che siano sorti molti anticristi. «Uscirono da noi - aggiunge - ma essi non erano dei nostri» (1Gv 2,19).
Nella stessa età apostolica dunque e poi nei quattro secoli susseguenti sorsero le grandi eresie cristologiche e trinitarie ed altre circa la grazia ed il libero arbitrio; e secondo la diversità degli errori professati, i seguaci si chiamarono gnostici, manichei, montanisti, ariani, nestoriani, eutichiani, donatisti, pelagiani ecc. Dalla molteplicità di questi nomi possiamo figurarci la fungaia di sette, che germinavano nel seno stesso della Chiesa.
2. - Ma non bastarono le eresie; si aggiunsero gli scismi a lacerare l'unità della Chiesa di Cristo.
Il più grande e disastroso degli scismi fu suscitato dai Patriarchi di Costantinopoli, i quali rinnegarono la suprema autorità del Pontefice Romano, trascinando nella scissione la maggior parte dei Vescovi e metropoliti orientali. È il grande scisma d'Oriente, che ancora perdura, frastagliato però in tante chiese separate ed indipendenti le une dalle altre.
Nel Medio Evo un'altra germinazione di eresie e di sette: Catari, Albigiesi, Valdesi, Ussiti, Umiliati ecc. E tutti costoro pretendevano di essere i genuini seguaci di Cristo.
Al principio dell'Evo Moderno esplose la grande eresia protestante capeggiata dai suoi corifei, Lutero, Calvino, Melantone ecc. i quali si arrogarono il compito di riformare la Chiesa di Cristo, falsata e corrotta, secondo essi, dai Papi di Roma, e riportarla alla purezza delle sue origini. Questa eresia multiforme e mutevole, con lo scorrere degli anni si è frantumata in numerosissime chiese, le une diverse dalle altre per credenze, culto e organizzazione. Nel 1960 in Giappone si contavano 400.000 convertiti protestanti, divisi in 83 confessioni diverse.
Poco dopo l'avvento del protestantesimo in Germania, Enrico VIII re d'Inghilterra sottraeva con la violenza e la crudeltà la sua nazione dall'unione con Roma, proclamandosi capo della chiesa inglese. E così si costituì la chiesa anglicana, sparsa in tutti i paesi di lingua inglese.
3. - Ma oltre a queste scissioni ereticali dell'unità della Chiesa di Cristo, nel seno della medesima serpeggiarono dottrine contrastanti con la fede, quali furono il giansenismo, il gallicanismo, il quietismo, l'illuminismo, il modernismo, il liberalismo radicale ecc. che infestarono la Chiesa tra i secoli XVII e XX.
Ai giorni nostri poi non si oppugna più questa o quella verità cristiana, ma si fa tabula rasa di tutto: si nega Dio, rivelazione, redenzione, Chiesa, miracoli, paradiso, inferno, ecc. Basta numerare i falsi sistemi filosofici che si moltiplicano, si collidono, si sopraffanno. Ne nomino alcuni, che sarebbe troppo lungo numerarli tutti: panteismo, deismo, teosofismo, materialismo, razionalismo, positivismo, idealismo, immanentismo, esistenzialismo ecc.
Tutte queste filosofie distruggono le basi stesse d'ogni religione. In questo perenne pullulare di erronee interpretazioni del messaggio di Cristo e di radicali negazioni, come potrebbe sussistere e mantenersi quell'unità di fede, di morale, di culto e di regime così ardentemente da Lui voluta? Ed un uomo per quanto intelligente e colto, come può discernere la verità in tanto accavallarsi di dottrine, di opinioni, di sistemi?
4. - Ma Cristo che ha fondato la sua unica Chiesa, aveva previsto anche i futuri attacchi contro l'unità di essa, perché Egli ben conosceva l'uomo.
San Giovanni nel suo Vangelo (Gv 2,24-25) pone una sua singolare riflessione psicologica. Egli narra che trovandosi Gesù a Gerusalemme per le feste di Pasqua, molti credettero in Lui. «Ma Lui però non si fidava di loro, nota l'Evangelista, perché Egli conosceva tutti, e non aveva bisogno che altri l'informassero intorno all'uomo, perché Egli sapeva ciò che era nell'uomo». Egli sapeva che «gli uomini amano più le tenebre che la luce» (Gv 3,19). Sapeva che gli uomini o per ignoranza, o per orgoglio, o per spirito di novità, avrebbero travisato e falsato i suoi insegnamenti; specialmente perché in essi vi si trovano misteri e dottrine superiori all'umana intelligenza. Sapeva che gli uomini avrebbero cercato di svigorire le sue leggi, perché opposte agli istinti e alle passioni della natura decaduta. Sapeva bene le tendenze centrifughe dell'uomo, ed il suo ribelle individualismo insofferente alla disciplina e all'obbedienza.
Nella sua divina perfetta prescienza del futuro, Egli vide quindi tutte le eresie, gli scismi, le aberrazioni, gli errori che sarebbero sorti lungo i secoli dentro e fuori della Chiesa, che stava per fondare. Non poteva perciò affidare il sublime deposito delle sue dottrine e la dignità della sua persona agli uomini, fossero pure suoi credenti, senza una salda garanzia che salvaguardasse l'integrità del suo messaggio e l'unità della sua Chiesa.